Le Tabelle 3-6 riportano i risultati finora elaborati, suddivisi per azienda e per cultivar adottata.

È risultato impossibile raccogliere i dati relativi all’azienda Scuderi, a causa di una forte infestazione di arvicole nel periodo estivo, immediatamente successivo all’impianto delle carciofaie dimostrative,che ha distrutto l’impianto dimostrativo, mentre relativamente all’azienda Paglia, i ritardi nell’emissione dei capolini relativi al ‘Violetto‘, hanno indotto a scartare i dati ottenuti da questa varietà, in quantoritenuti poco rappresentativi.

Tuttavia, essendo il Violetto caratterizzato da due periodi produttivi, uno autunno-vernino e l’altro primaverile, i capolini prodotti in corrispondenza del secondo periodo sono stati raccolti e destinati alle attività di marketing promozionale.

In riferimento a quest’ultima attività, i capolini raccolti presso le aziende partner, sono stati ricevuti dalla Violetto Ramacchese Coop. Agr. e trasportati immediatamente presso la sede della O.P Rossa di Sicilia per l’attività di packaging. Il prodotto confezionato così ottenuto, è stato distribuito atitolo gratuito in occasione della XXII Sagra del Carciofo di Ramacca (dal 30 marzo al 1 aprile 2012), o immessi, sempre a titolo gratuito, presso i mercati di Bergamo, Milano, Roma, Padova e Cesena.

Indipendentemente dalla varietà e dall’azienda partner di riferimento, la raccolta dei capolini è stata effettuata in corrispondenza della dimensione massima raggiunta e, comunque, precedendo la divaricazione delle brattee esterne (Stadio di sviluppo D del capolino: piena maturazione commerciale).

Le raccolte sono state effettuate praticando il taglio dello stelo fiorale al punto di inserzione dei capolini di ordine successivo; tuttavia, il calcolo della sostanza secca degli steli è stata limitata ai primi 10 cm di stelo al di sotto del capolino, al fine di rendere i risultati aderenti alle indicazioni contenute nel Reg. Ce 1221/2008.

Relativamente all’azienda Calanni, il basso livello di input non ha influenzato in maniera apprezzabile le produzioni di ‘Tema 2000′ e‘Violetto‘, mentre ha comportato un incremento di produzione pari a 1.3 capolini per pianta in ‘Apollo‘ e ‘Romanesco C3‘ (Tabella 3).

Per contro, proprio su queste due ultime varietà, il basso livello di input ha comportato una riduzione del peso fresco unitario dei capolini, sebbene poco apprezzabile, ed una riduzione nell’incidenza del ricettacolo sul peso fresco dei capolini compresa fra il 2% (‘Apollo’,’Romanesco C3‘) e l’1% (‘Tema 2000‘, ‘Violetto‘) (Tabella 3).

A questa riduzione, ha fatto riscontro, in linea generale, un aumento dell’indice di forma dei capolini stessi, risultato di maggiore entità in ‘Apollo’ e ‘Tema 2000’ (Tabella 3).

Contrastanti, invece, sono apparsi gli effetti del livello di input sulle caratteristiche dello stelo fiorale. In riferimento all’azienda Iacono, il basso livello di input ha causato una riduzione della capacità produttiva in ‘Apollo‘ (7.3 contro 6.5 capolini perpianta, rispettivamente per l’alto e per il basso livello di input), mentre non ha sortito effetti significativi sulle cultivar ‘Exploter‘ e ‘Tema 2000‘(Tabella 4).

Per contro, ‘Violetto‘ ha mostrato un leggero incremento passando dall’alto al basso livello di input (rispettivamente 7.5 contro 8.0 capolini per pianta) (Tabella 4). Per quanto concerne il peso unitario dei capolini, tale parametro ha mostrato una generale riduzione per effetto dell’abbassamento del livello di input, fenomeno risultato particolarmente evidente nella cultivar ‘Apollo‘ (Tabella 4).

Variazioni meno univoche sono state riscontrate nell’indice di forma, parametro che,in risposta all’abbassamento del livello di input, ha mostrato una riduzione in ‘Apollo‘, ed un incremento nelle cultivar ‘Tema 2000’ e’Violetto‘ (Tabella 4). L’incidenza del ricettacolo, invece, in risposta all’abbassamento del livello di input, ha mostrato una riduzione di unacerta entità (2%) solamente in ‘Tema 2000‘ (Tabella 4).

Nel complesso, effetti poco significativi sono stati registrati a carico dello stelo fiorale in risposta al trattamento differenziato di concimazione (Tabella 4). I dati raccolti presso l’azienda Paglia hanno permesso di accertare, nel complesso, un effetto non significativo della capacità produttiva delle cultivar adottate, in risposta all’abbassamento del livello di input.

Ciò costituisce una conferma alle ipotesi di partenza della sottoazione 1, dimostrando che attraverso un utilizzo più razionale della concimazione minerale, è possibile diminuire gli input agronomici senza alcune effetto negativo sulla capacità produttiva del carciofo. A tale osservazione, però, ha fatto eccezione la cultivar ‘Exploter‘, la cui produzione, passando dall’alto al basso livello di input, ha subito un incremento pari a 1.1 capolini per pianta (Tabella 5).

Tale fenomeno può verosimilmente essere ascritto al minor fabbisogno in elementi minerali di quest’ultimo genotipo, il che ne suggerisce un’ottima possibilità di utilizzo nei sistemi colturali a bassi input. Similmente, il peso unitario dei capolini ha fatto registrare variazioni di piccola entità (comprese fra 4.4 e 0.8 g ) in risposta alla variazione del livello di input (Tabella 5).

Relativamente all’indice di forma, le maggiori variazioni in risposta all’abbassamento del livello di input sono state registrate in ‘Exploter‘ (1.40 contro 1.44 rispettivamente nell’alto e nel basso livello di input) (Tabella 5).

Risultati analoghi sono stati registrati in riferimento all’incidenza ponderale del ricettacolo, parametro che, in risposta all’abbassamento del livello di input, ha mostrato variazioni assai contenute, comprese fra il 2% (‘Apollo‘ ed’ Exploter‘) e l’1% (‘Tema 2000‘) (Tabella 5).

Effetti di lieve entità, in risposta alla variazione del livello di input, sono stati riscontrati a carico delle caratteristiche dello stelo fiorale (Tabella 5). I risultati raccolti presso l’azienda Taibbi, hanno messo in evidenza una capacità produttiva indifferenziata, da parte delle varietà adottate, in risposta alla riduzione del livello di input (Tabella 6).

Unica eccezione ha costituito la cultivar ‘Apollo‘ che, passando dall’alto al basso livello di input, ha fatto registrare un incremento della capacità produttiva pari a 1.1 capolini per pianta (Tabella 6); Per contro, tutti i genotipi allo studio,in risposta all’abbassamento del livello di input, hanno mostrato una riduzione, ancorché di lieve entità, del peso unitario dei capolini ed un aumento dell’indice di forma (Tabella 6).

In riferimento all’incidenza ponderale del ricettacolo, ‘Violetto‘ hamostrato la riduzione più apprezzabile in risposta all’abbassamento del livello di input (Tabella 6). Anche per l’azienda Taibbi, nessuna differenza apprezzabile è emersa in rapporto alle caratteristiche dellostelo fiorale (Tabella 6).

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