Secondo i dati forniti dalla FAO, negli ultimi 15 anni, la superficie mondiale destinata alla coltivazione del carciofo, anche se con lievi oscillazioni, si è mantenuta più o meno costante.
Dal 1990 al 2005 la superficie è passata da 117.000 ha a 122.100 ha, mentre la produzione è lievemente diminuita da 1.324.000 t a 1.208.000 t.
I Paesi più importanti per quanto riguarda la produzione, rimangono in Europa, malgrado ciò, sulla scena mondiale, si affacciano nuovi Paesi produttori quali la Cina, l’Argentina, il Cile, l’Egitto, l’Algeria, il Marocco, gli USA, la Turchia e la Tunisia, che ampliano sia le superfici coltivate che le produzioni.
In America, il maggior produttore di carciofi è l’Argentina (88.000 t); in Africa l’Egitto (70.000 t); mentre in Asia primeggia la Cina (55.000 t).
Tra i nuovi Paesi produttori, è sbalorditivo il mutamento della superficie destinata a carciofo in Cina, che dal 1992 al 2005 è passata da 3.000 a 10.000 ha e con conseguente aumento della produzione, nello stesso periodo, da 8.000 a 55.000 t.
L’Italia rimane comunque al primo posto nella graduatoria mondiale; secondo dati FAO, nel 2005 la produzione è stata di 470.213 t, pari al 40% della produzione mondiale, su una superficie di 50.130 ha, con una produzione unitaria che in media è di 9,4 t·ha (dati tratti da Terra, testata dell’assessorato Agricoltura e Foreste – Regione Siciliana).
Al secondo posto c’è la Spagna con una produzione che è diminuita , negli ultimi 15 anni, 427.000 a 188.900 t, segue la Francia con 52.500 t su una superficie di 10.200 ha.
Per quanto riguarda la commercializzazione, secondo i dati della FAO, nel 2004, i principali Paesi importatori di carciofo da consumo fresco, sono stati Francia (22.309 t) ed Italia (10.715 t), seguiti con grande distacco da Siria, Germania, Belgio, Canada, Olanda, Svizzera e Regno Unito.
I principali Paesi esportatori, invece, sono stati Spagna (23.500 t), Egitto (19.065 t), USA (7.004 t), Francia (6.629 t) e Italia (5.281 t).
Il prodotto italiano esportato arriva in Francia, Germania, Svizzera e Belgio, mentre l’importazione italiana proviene principalmente dalla Spagna.
Le regioni italiane più vocate alla coltivazione del carciofo sono la Puglia, la Sicilia e la Sardegna.
Secondo i dati ISTAT, nel corso degli anni, la coltivazione del carciofo si è spostata dalle regioni del Centro Italia a quelle meridionali.
Nel 2005 la PUGLIA ha prodotto 155.590 t di carciofo su 16.540 ha. Foggia è la provincia con la maggiore produzione di carciofo con una percentuale pari 56% della produzione totale pugliese che corrisponde a 87.780 t ottenute su 8.000 ha. Segue Brindisi con 56.000 t su 6.800 ha, Bari con 6.850 t su 1.250 ha ed, infine, Taranto e Lecce con produzioni inferiori pari, rispettivamente, a 3.980 e 980 t.
Un dato interessante che riguarda queste province è quello sulle produzioni unitarie; la provincia di Bari è all’ultimo posto con 5,5 t·ha, mentre le produzioni unitarie maggiori si riscontrano nelle province di Foggia e Taranto, rispettivamente, con 11,5 e 12 t·ha.
Il carciofo, è la seconda specie ortiva coltivata in Puglia, seconda solo al pomodoro.
Le prime notizie della presenza del carciofo in questa regione risalgono al 1736 quando nel seminario di Otranto, durante il mese di aprile venivano servite pietanze a base di carciofo. Nei primi anni del 1900 il carciofo era coltivato su piccole superfici e nel 1949 era presente su 958 ha.
Negli ultimi cinquant’anni la superficie destinata a carciofo in Puglia è aumentata notevolmente passando dai 1.300 ha del 1953 fino a raggiungere i 19.280 ha nel 1991. Negli anni ‘90, pur mostrando una lieve riduzione, la superficie si è mantenuta costante mantenendosi tra 16.000 e 18.000 ha.
Negli ultimi anni la coltura del carciofo ha incontrato diverse difficoltà economiche, che riflettono i problemi di natura agronomica e patologica, e che limitano la produzione delle carciofaie e la qualità dei capolini, rendendo la coltura poco competitiva.
La propagazione per via vegetativa, la concimazione azotata effettuata in modo irragionevole, la crescente salinità delle acque per l’irrigazione, l’utilizzo scorretto dei fitoregolatori, rappresentano i principali problemi agronomici della coltivazione di carciofo. A questi si aggiungono anche gli aspetti patologici che in alcune aree stanno rendendo effettivamente impossibile la coltivazione. Oltre alle virosi, presenti in tutti gli areali di coltivazione, gravi danni stanno provocando anche gli attacchi di Verticillium spp. e quelli dei roditori, in particolare da arvicole, che rappresentano al momento i problemi maggiori per la cinaricoltura pugliese in particolar modo le provincie di Brindisi e Foggia.
La coltivazione del carciofo in SARDEGNA inizia dopo la prima guerra mondiale e raggiunge il massimo splendore negli anni ’70 con più di 20 mila ettari coltivati, pari il 31% della superficie nazionale. La Sardegna è così la regione leader in Italia, e la stessa è il Paese che con 49.324 ettari, primeggia come produttore mondiale davanti alla Spagna e alla Francia.
Oggi le cose sono cambiate e, dall’ultimo censimento ISTAT, gli ettari coltivati a carciofo in Sardegna sono pari a 12.099 ha, con 1 milione e 71 mila tonnellate di prodotto, con una resa media di 88,5 q.li per ettaro. La Sardegna è la terza produttrice di carciofi in Italia dopo la Puglia e la Sicilia. Il 62% della produzione dei carciofi in Sardegna, appartiene alla provincia Cagliari, seguita da Sassari (27%9), Oristano (11%) e Nuoro (1%).
La varietà più coltivata in Sardegna è lo Spinoso sardo che copre il 57% delle superfici coltivate. Seguono il violetto di Provenza ( 16%), il Terom ( 49%) ed altri, come tema, romanesco, masedu e moretto (23%).
Il carciofo rappresenta il 4,01% delle produzioni agricole. Il fatturato è pari a 59.025 milioni di €. Il 70% della produzione regionale viene esportata e i mercati più importanti sono il Nord Italia e Roma.
La coltivazione del carciofo in SICILIA ha una storia che risale a diversi millenni fà e gli arabi, tra il IX e il X secolo, diedero ad esso l’attuale nome di Kharshuf. Alla fine dell’800 il “Violetto di Sicilia” o “Catanese“, coltivato nella fascia sud-orientale dell’Isola, alimentava una notevole corrente di esportazione al punto che, con gli anni, e grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche, il carciofo conquistò il ruolo di ortaggio più prestigioso della Sicilia.
Un primato che si è via via sempre più consolidato con il relativo aumento delle superfici coltivate.
Negli anni ’20 le coltivazioni di carciofo contavano più di 2000 ettari di campi; oggi se ne contano 14.000. Una recente analisi, condotta dall’Unità operativa territoriale 56 di Gela, fa il punto sulla situazione attuale del comparto.
Ad oggi la Sicilia è la regione che partecipa in modo massiccio alla leadership che l’Italia detiene a livello mondiale. Una leadership da salvaguardare, considerando l’insistente scalata nel mercato globale di nuovi paesi produttori come la Cina, il Brasile e il Cile.
Tra il 2006 e il 2007 la produzione siciliana ha prodotto circa 1,5 miliardi di “capolini” (di cui 800 milioni per il fresco e 750 milioni per l’industria) con una produzione lorda vendibile di circa 173 milioni di euro. Ne consegue che il potenziale di mercato di questo ortaggio è enorme; ciò è dovuto al grande utilizzo che il carciofo ha nella cucina tradizionale, oltre al suo palese valore salutistico.
Italia | Sicilia | ||
---|---|---|---|
Anno | Ettari | Ettari | Incidenza % in Italia |
1929 | 7.787 | 2.049 | 26.3 |
1950 | 19.780 | 3850 | 19.5 |
1960 | 41.889 | 10.97 | 26.2 |
1970 | 54.958 | 11.713 | 21.3 |
1980 | 53.339 | 13.311 | 24.9 |
1990 | 48.172 | 13.485 | 28.0 |
2005 | 50.071 | 13.914 | 27.8 |
Il carciofo, è l’unica coltura ortiva da pieno campo che si presta ad essere coltivata in quei territori caratterizzati da scarsità di risorse idriche, non ama il freddo e viene coltivato in zone dove le temperature di rado scendono al di sotto dello zero.
Il distretto produttivo siciliano più ampio ricade nella provincia di Caltanissetta, fra i comuni di Gela, Niscemi, Butera e Mazzarino, con circa 6000 ettari coltivati pari al 48% della produzione regionale.
Segue la provincia di Catania, con l’importante distretto di Ramacca e le province di Ragusa, Siracusa e Palermo, dove il comune di Cerda (nel palermitano) è sicuramente il comprensorio più attivo.