
Il carciofo siciliano. Proprietà organolettiche e tecniche di coltivazione del carciofo siciliano.
Il carciofo, antico prodotto della terra, era già correntemente conosciuto e gustato dagli Egizi. Ortaggio della famiglia delle composte (Cynara scolymus), tipico delle zone del Mediterraneo continuò ad essere apprezzato fino all’epoca dei Romani.
Il carciofo infatti, era già noto fin dall’antichità per i pregi organolettici del capolino al punto da essere annoverato tra gli ortaggi di pregio per pranzi raffinati, ed era considerato una coltura da reddito molto elevato.
Lo stesso nome “Cynara” è legato a vari miti, tra cui la leggenda di Columella, secondo cui il nome deriverebbe dalla consuetudine di coltivare i carciofi su terreni concimati con cenere.
La pianta conosciuta dai greci e dai romani, sicuramente era la varietà selvatica e, a quanto sembra, ad essa venivano attribuiti poteri afrodisiaci, per questo motivo prenderebbe il nome da una ragazza sedotta da Giove e trasformata da questi in carciofo.
Etimologicamente il termine χίυάρά, nel greco antico era comune a varie piante spinose, come anche la parola latina “carduus” era comune a specie diverse.
L’attuale nome volgare, nelle diverse lingue del mondo, ne conferma l’origine mediterranea, infatti dal neo-latino “articactus” derivano il francese “artichaut“, l’inglese “artichoke“, l’italiano “articiocco” (ancora presente in alcuni dialetti del Nord Italia), mentre dall’arabo “harsciof” deriva il termine CARCIOFO come dallo spagnolo “ALCHACOFA“.
Nel XV secolo il carciofo era già consumato in tutta Italia. Arrivato dalla Sicilia, apparve in Toscana intorno al 1466, mentre nella pittura rinascimentale italiana, è rappresentato in diversi quadri quali: “L’ortolana” di Vincenzo Campi, “L’estate” e “Vertumnus” di Arcimboldo.
Tradizione vuole che il carciofo sia stato introdotto in Francia da Caterina de’ Medici, grande consumatrice di cuori dell’omonima pianta. Sarebbe stata proprio lei a portare il carciofo dall’Italia alla Francia, quando sposò il re Enrico II di Francia. Anche Luigi XIV era un gran consumatore di carciofi.
Furono invece gli olandesi ad introdurre i carciofi in Inghilterra: si hanno notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall presso l’orto di Enrico VIII.
Nel XVIII secolo, i colonizzatori spagnoli e francesi dell’America, introdussero il carciofo in California e in Louisiana. Oggi in California i cardi sono diventati una vera e propria piaga in quanto, la pianta del carciofo si è rivelata “pianta invadente” di un habitat in cui non si trovava in precedenza.
Notizie più certe sulla sua coltivazione in Italia risalgono al XV secolo. Introdotta da Filippo Strozzi nella zona di Napoli, la coltura del carciofo si diffuse in Toscana, grazie a Caterina dei Medici che ne fu grande consumatrice e, successivamente, in molte altre regioni.
Divertente la seguente panoramica di nomi dialettali italiani riservati al carciofo:
- Abruzzo: scacioffl’
- Calabria: cacciòfula
- Campania: carcioffola
- Emilia Romagna: articiòc
- Liguria: articiocca
- Lombardia: articiòch
- Marche: scarciòful, pallucca
- Piemonte: articiòch
- Puglia: scacioffa
- Sardegna: cancioffa, iscarzofa
- Sicilia: cacòcciulu
- Veneto: articioco
